Cos’è e a cosa serve? 
Si definisce “campo visivo” quella porzione di spazio percepita da un occhio immobile. L’esame del campo visivo, o campimetria o perimetria, misura l’ampiezza e la forma del campo visivo di ogni occhio. In assenza di alterazioni un campo visivo cosiddetto “normale”, si stende oltre i 90° temporalmente, 60° nasalmente, 60° superiormente e circa 70° inferiormente.  
Un campo visivo normale presenta un aspetto “particolare”: la macchia cieca, ovvero un punto di non visione posizionato tra i 10° e i 20° temporali. Questo punto corrisponde all’origine del nervo ottico in cui non vi sono fotorecettori, e quindi non c’è percezione d’immagine. In caso di campo visivo senza alterazioni, non percepiamo questo “punto cieco”.
In presenza di patologie come il glaucoma o la papillite, la macchia cieca può risultare alterata, ingrandita. Gli strumenti che permettono di stabilire la presenza di eventuali alterazioni del campo visivo si chiamano “perimetri”. Fino a qualche tempo fa venivano utilizzati dei perimetri “manuali”. La tecnologia ora ha messo a disposizione dell’oftalmologia dei perimetri “computerizzati” molto precisi e corredati di sofisticati software che permettono la personalizzazione dell’esame a seconda della patologia, e della zona del campo visivo su cui si vuole indagare.  

Come si esegue?
E’ un esame assolutamente non invasivo, e non richiede l’instillazione di gocce e colliri. Al paziente viene richiesto di appoggiare mento e fronte su un apposito supporto posizionato davanti ad una cupola illuminata. Si lavora con un occhio alla volta (quando si esegue l’esame sull’occhio destro il sinistro viene coperto da un tampone oculare e viceversa) e si chiede al paziente di mantenere lo sguardo fisso su una mira luminosa posta dritta davanti a lui. Una volta iniziato l’esame il paziente deve segnalare la presenza di spot luminosi (più o meno grandi, più o meno luminosi) all’interno della cupola. Per segnalare la presenza degli spot luminosi il paziente dovrà premere un pulsante che gli verrà consegnato all’inizio dell’esame. In tutta la durata dell’esecuzione dell’esame il paziente sarà seguito da un operatore che gli ricorderà di mantenere la concentrazione, di non muovere il capo e lo sguardo.
E’ importante che l’operatore spieghi bene al paziente il suo ruolo nell’esame, cosa deve fare esattamente, quando deve premere il pulsante. L’attendibilità di esecuzione infatti dipende proprio dal paziente.
La durata dell’esame è variabile a seconda del tipo di test che il medico sceglie, oppure dalla velocità di risposta del paziente: i moderni perimetri infatti “ si adattano” al paziente. In linea di massima però con i nuovi perimetri l’esame viene eseguito in entrambi gli occhi in un tempo variabile da 15 a 20 minuti.

Quando è necessario sottoporsi all’esame del campo visivo?
Il Vostro oculista potrà consigliarvi un esame del campo visivo in presenza di un alterato valore della pressione intraoculare; è un esame a cui i pazienti affetti da glaucoma si sottopongono con scadenza semestrale o annuale. 
Il medico oculista non è il solo specialista che può prescrivere un esame del campo visivo. Questa valutazione infatti risulta essere molto importante che in ambito neurologico. Spesso il neurologo richiede questa indagine per valutare eventuali danni alle vie che vanno dall’occhio al cervello, vie ottiche retrobulbari, chiasmatiche, retrochiasmatiche e fino alla corteccia visiva. Ciò viene richiesto per esempio in caso di patologie ischemiche, oncologiche, traumatiche o neurologiche di vario tipo.

mail fb twitter

Powered by YOUR NET SOLUTION - Tutti i diritti riservati